SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONE II CIVILE
Ordinanza 22 giugno 2011, n. 13727
Svolgimento del processo - Motivi della
decisione
Che il consigliere designato ha depositato, in
data 1 febbraio 2011, la seguente proposta di definizione, ai sensi dell'art.
380 bis cod. proc. civ.: "Con sentenza n. 61 in data 20 aprile 2009, il
Tribunale di Parma, sezione distaccata di Fidenza, ha accolto il gravame
proposto dall'Unione di Comuni Terre Verdiane e, per l'effetto, in riforma
dell'impugnata sentenza, ha rigettato l'opposizione interposta da R.M. avverso
il verbale di contestazione per violazione del codice della strada.
Per quanto qui ancora rileva, il Tribunale ha
ritenuto che l'accertamento dell'infrazione, commessa il 26 luglio 2007, di
mancato rispetto del limite di velocità - accertamento avvenuto mediante una
postazione di rilevamento mobile, alla presenza degli agenti della polizia
stradale - non necessitasse della previa informazione agli automobilisti della
presenza del dispositivo di rilevamento.
Per la cassazione della sentenza del Tribunale il
Raso ha proposto ricorso, con atto notificato il 31 maggio 2010, sulla base di
un motivo.
L'Unione di Comuni Terre Verdiane non ha svolto
attività difensiva in questa sede.
Con l'unico mezzo il ricorrente pone il quesito
se l'obbligo di informazione previsto dall'art. 4 del decreto-legge n. 121 del
2002 in tema di utilizzazione ed installazione dei dispositivi di rilevamento
elettronico della velocità comporti l'obbligo di posizionare cartelli di
segnalazione della presenza di postazioni per la rilevazione dell'accertamento
di violazioni con metodiche elettroniche in caso di mancata contestazione
immediata, sanzionato in caso di mancato rispetto con la nullità della sanzione
comminata e se tale obbligo fosse già sussistente il giorno 26 luglio 2007,
data di accertamento della violazione contestata al ricorrente. Il motivo è
manifestamente infondato.
Questa Corte (Sez. 2^, 18 gennaio 2010, n. 656)
ha già statuito che l'obbligo della preventiva segnalazione dell'apparecchio di
rilevamento della velocità previsto, in un primo momento, dal D.L. n. 121 del
2002, art. 4, conv. nella L. n. 168 del 2002, per i soli dispositivi di
controllo remoto senza la presenza diretta dell'operatore di polizia,
menzionati nell'art. 201, comma 1 bis, lett. f), è stato successivamente
esteso, con l'entrata in vigore del D.L. n. 117 del 2007, art. 3, conv. nella
L. n. 160 del 2007, a tutti i tipi e modalità di controllo effettuati con apparecchi
fissi o mobili installati sulla sede stradale, nei quali, perciò, si
ricomprendono ora anche gli apparecchi telelaser gestiti direttamente e nella
disponibilità degli organi di polizia. Il D.L. n. 117 del 2007, non è nella
specie ratione temporis applicabile. Esso, infatti, è entrato in vigore
successivamente alla commissione dell'infrazione, ossia il 4 agosto 2007, con
la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2007 (v. art. 8
D.L. citato).
Sussistono, pertanto, le condizioni per la
trattazione del ricorso in camera di consiglio".
Considerato che con atto depositato in data 15
a-prile 2011, prima dell'inizio adunanza in camera di consiglio, il ricorrente
ha rinunciato al ricorso, sulla base di precedente atto di transazione intervenuto
con l'Unione di Comuni delle Terre Verdiane;
che non può accogliersi l'eccezione di tardivita
della rinuncia sollevata dal pubblico ministero;
che, infatti, le Sezioni Unite di questa Corte
(ordinanza 16 luglio 2008, n. 19514) hanno statuito che in tema di giudizio di
cassazione e di procedimento in camera di consiglio di cui all'art. 380 bis
cod. proc. civ., dal complesso delle innovazioni apportate con la novella di
cui al D.Lgs. n. 40 del 2006, inequivocamente volta al rafforzamento della
funzione nomofilattica della corte di legittimità, a sua volta certamente
agevolata da una definizione del giudizio di cassazione alternativa alla
decisione, e dalla nuova formulazione dell'art. 391, secondo comma, cod. proc.
civ., per il quale il rinunciante può (e non più deve) essere condannato alle
spese, così avallando l'ipotesi che si sia voluto dar luogo ad una sorta di
incentivazione alla rinuncia, si desume che il termine utile per rinunciare al
ricorso va individuato nel momento in cui è precluso alle parti l'esercizio di
un'ulteriore attività processuale e non in quello, antecedente, della notifica
agli avvocati della relazione depositata dal consigliere relatore nominato ai
sensi dell'art. 377 cod. proc. civ., senza che, in tal modo, venga meno la
remora a presentare ricorsi inammissibili o manifestamente infondati, stante il
ruolo potenzialmente deterrente della condanna alle spese, e che sia escluso il
risparmio di attività per il quale si giustifica l'ammissibilità della
rinuncia, essendo il collegio comunque esentato dall'esame del ricorso, sia in
sede di adunanza in camera di consiglio, che di eventuale pubblica udienza, cui
la causa venga rinviata ex art. 380 bis cod. proc. civ., comma 5;
che il Collegio condivide il principio di diritto
enunciato dalle Sezioni Unite, e successivamente dalle stesse ribadito
(ordinanza 6 settembre 2010, n. 19051);
che, pertanto, il processo deve essere dichiarato
estinto per intervenuta rinuncia;
che non vi è luogo a pronuncia sulle spese, non
avendo l'intimata Unione svolto attività difensiva in questa sede.
P.Q.M.
La Corte dichiara estinto il ricorso.
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